Qual è il modo corretto per citare ChatGPT nel mio articolo?

Ho usato ChatGPT per aiutarmi a scrivere alcune parti della mia tesi di ricerca e ora il mio professore vuole assicurarsi che tutte le fonti siano correttamente citate. Non sono sicuro su quale sia il modo migliore per fare riferimento a ChatGPT secondo gli standard accademici. Qualcuno può guidarmi sul corretto stile o formato di citazione per ChatGPT in inglese americano?

Mi sono trovato con la stessa domanda mentre scrivevo il mio ultimo articolo e c’è stata un po’ di confusione dato che ChatGPT non è una fonte tradizionale come un libro o un articolo. La maggior parte delle scuole e delle riviste sta ancora cercando di capire come regolarsi, quindi aspettati un po’ di variazioni. Per lo stile APA, la loro guida (alla settima edizione) suggerisce questo: se stai citando o facendo affidamento su contenuti generati da ChatGPT, devi citarli come “comunicazione personale” perché non sono recuperabili da altri. Nel testo apparirà così (OpenAI, comunicazione personale, Giorno Mese Anno). Ma NON va inserito nell’elenco delle fonti, si cita solo nel testo.

Tuttavia, a partire dal 2023/2024, alcune riviste stanno iniziando ad accettare citazioni di intelligenza artificiale generativa come riferimenti veri e propri. Ad esempio, ecco come l’APA consiglia di citare una conversazione con ChatGPT che non puoi riprodurre esattamente:

OpenAI. (2023). ChatGPT (versione 1 giugno) [Modello linguistico di grandi dimensioni]. https://chat.openai.com/

E poi nel testo: (OpenAI, 2023).

Se utilizzi MLA o Chicago, le loro raccomandazioni sono simili. L’MLA propone:

ChatGPT. “Prompt inserito.” OpenAI, 13 giugno 2024, chat.openai.com/chat.

Quindi dipenderà molto dalle preferenze del tuo professore e dal manuale di stile che stai seguendo. Se il tuo professore è molto rigido, ti consiglio di chiarire con lui, ma il modo sicuro è trattarla come una comunicazione personale per correttezza accademica, ed eventualmente includere i tuoi prompt/risposte in appendice se vuoi essere sicuro di coprire tutte le basi.

In sintesi: menzionalo nei metodi o nei ringraziamenti se lo hai usato in modo significativo, cita come comunicazione personale a meno che il professore non dica diversamente, e controlla sempre il manuale di stile che stai usando poiché il consenso “ufficiale” è ancora in evoluzione.

Lo dico chiaramente: gli “standard ufficiali” in questo momento sono un bersaglio mobile totale, ed è quasi divertente vedere le riviste scientifiche che cercano affannosamente di tenere il passo. @cacadordeestrelas ha centrato molti delle convenzioni attuali (soprattutto riguardo al fatto che l’APA lo tratta come una “comunicazione personale”), ma onestamente penso che questo approccio sia già superato, considerando quanto questi strumenti sono diventati onnipresenti.

Ecco il mio parere. Se ChatGPT ha effettivamente contribuito con testo o idee al tuo elaborato (anziché essere stato usato solo per fare brainstorming o impostare la scaletta), la vera onestà accademica richiede di:

  1. Dichiarare esplicitamente nei Metodi o nei ringraziamenti che hai usato l’assistenza dell’IA per redigere o generare contenuti—non limitarti a nasconderlo in una citazione.
  2. Includere le trascrizioni reali dei tuoi prompt e delle risposte di ChatGPT come appendice o materiale supplementare. In questo modo, chi legge il tuo elaborato sa esattamente cosa proviene dall’IA.

Citarlo come “comunicazione personale” suona strano quando un miliardo di persone può accedere liberamente a ChatGPT—non è un’email di tua nonna. Alcune discipline e riviste, specialmente nelle STEM, già iniziano a voler riferimenti datati e con versione, tipo: “OpenAI. (2024). ChatGPT (GPT-4, versione giugno) [LLM]. https://chat.openai.com/ ” nella bibliografia, e poi citazioni nel testo come (OpenAI, 2024). Questo metodo è più chiaro, trasparente e aiuta meglio i lettori futuri a capire esattamente cosa hai usato.

Quello che mi irrita è che molti docenti non hanno ancora deciso cosa vogliono davvero. Quindi, sinceramente, chiedi sempre prima, ma nel dubbio sii eccessivamente trasparente. E se hai usato l’IA per riformulare, modificare o verificare i fatti, dillo chiaramente nell’elaborato. Metà degli “standard” che circolano in realtà sono solo persone che li inventano man mano—non preoccuparti, ma documenta sempre tutto. Non tutti sono d’accordo però—conosco insegnanti che lo vietano categoricamente o vogliono che lo tratti come plagio. Di nuovo: chiarisci, chiarisci, chiarisci.

E giusto per mettere le cose in chiaro, per me è sbagliato trattare ChatGPT come “comunicazione personale” per sempre. Tra tre anni, sembrerà antiquato quanto citare Wikipedia come “corrispondenza non pubblicata”. I tempi stanno cambiando.

Tagliamo la nebbia accademica: ‘il modo giusto di citare ChatGPT’ è ancora un caos, ma ecco la parte pratica. Vantaggi finora—citare ChatGPT (o qualsiasi altro grande modello linguistico IA) aumenta la trasparenza ed evita trappole di plagio involontario, specialmente ora che i docenti sono super attenti. Svantaggi—manca uno standard universale, quindi rischi di irritare il tuo professore o trovarti in disaccordo con norme di riviste (ancora in evoluzione). Inoltre, a differenza delle fonti tradizionali, l’IA non genera ‘autenticamente’ informazioni, quindi citarla come un autore convenzionale è strano.

Quello che altri hanno notato—‘comunicazione personale’ contro inserimento completo nella bibliografia—è corretto ma non infallibile. Essere costretti al formato ‘comunicazione personale’ solo perché le risposte di ChatGPT non sono perfettamente riproducibili ha senso oggi, ma sembra già superato ora che gli strumenti IA sono ovunque. Detto ciò, se stai sottomettendo a una rivista con regole più vecchie di ChatGPT stesso, potresti dover ricorrere a quel compromesso.

Parliamoci chiaro: Se il tuo lavoro si basa su testo generato da IA, inserisci una nota esplicita nei Metodi o nei Ringraziamenti (esempio: ‘L’assistenza tramite IA usando ChatGPT ha contribuito alla stesura/organizzazione di alcune sezioni.’). Allega i tuoi prompt e le tue risposte—versioni complete o parziali—come materiale supplementare, così non ci sono ambiguità su cosa sia ‘tuo’. Harvard, APA, MLA, Chicago—tutti stanno improvvisando, quindi quale che tu usi, documenta chiaramente e lascia decidere al tuo docente in caso di dubbi.

Rispetto alle altre risposte, sottolineerei un aspetto in più: il contesto è fondamentale. Hai usato ChatGPT solo per idee preliminari o per analizzare dati? Più è stato centrale il suo ruolo, più la dichiarazione dev’essere evidente. Alla fine, vuoi che i lettori capiscano da dove arrivano le idee, non solo spuntare una casella di citazione.

Ecco un rapido riepilogo:
Vantaggi – aumenta la trasparenza, previene accuse di plagio, è in linea con la crescente richiesta di dichiarare l’uso dell’IA.
Svantaggi – guide incoerenti tra loro, mancanza di permanenza nelle risposte IA, possibile confusione per i lettori in futuro, roulette professore/rivista.

Gli altri hanno detto quasi tutto, ma per quanto vale: non nascondere l’uso dell’IA—mettilo in evidenza se ha avuto un impatto reale. Quella onestà farà molta più bella figura che incastrare ChatGPT in un vecchio formato polveroso. Gli standard cambieranno, ma la tua onestà accademica no.